La crisi economica e sociale, indotta da quella sanitaria, ha fatto emergere prepotentemente il digital divide che caratterizza il nostro Paese. Assistiamo a una polarizzazione sempre più netta tra chi possiede le skill adatte a fronteggiare il mutato mercato del lavoro e chi invece deve ancora acquisirle. Il mercato del lavoro ICT è molto più vasto di quello che può sembrare, con professionalità diverse che spaziano dalla cybersecurity all’intelligenza artificiale e richiedono competenze specifiche e un processo di formazione idoneo. La presenza femminile nel settore ICT è ancora molto scarsa e cresce a rilento. Nonostante la ricerca di professionisti sia in forte espansione, il gender gap è ancora molto evidente.Trasversalmente alle diverse professioni, alcune abilità specifiche paiono sempre più richieste e difficili da reperire. «La protezione dei dati e la cybersecurity sono temi centrali nel mondo del lavoro di oggi, ciononostante mancano le attività formative appropriate per fornire ai ragazzi gli strumenti adatti per imparare», ha spiegato per esempio Renato Salvatore Marafioti, Presidente dell’Associazione Italiana per l’informazione e il Calcolo Automatico (AICA). Il problema non riguarda solo il percorso universitario o la formazione di alto livello, ma la cultura digitale in generale, che pare essere un tema poco affrontato già nella scuola di primo grado. «Per come sta evolvendo il mondo, coloro che adesso sono alla fine del percorso della scuola primaria andranno a fare un lavoro tra 10 anni che oggi nemmeno esiste o che si conosce a malapena», ha aggiunto Marafioti. «Ecco perché è importante che si inizino ad affrontare alcuni argomenti fin da giovani. Saper usare lo smartphone ed essere abili sui social network non significa essere esperti nel mondo delle competenze ICT, serve ben altro e all’interno del percorso di formazione devono essere presenti dei moduli dedicati».